Sono completamente d’accordo. Questo comportamento di MIT Technology Review assolutamente non centra con giornalismo. È pubblicità senza alcun pensiero critico e senza nessuna preoccupazione di una “memoria” (preferiamo dire “ricordi,” come da “ricordare”?) che non è mai esistita.
Continuo a non capire: mi spieghi qual è il motivo della tua acredine nei confronti di questo progetto (interessante anche per le ricadute su persone soggette a demenza o deprivate della propria storia documentale) o (non mi è chiaro) nei confronti del servizio giornalistico di Technology Review?
“La mia nonna e sua sorella alla finestra della loro casa”? Non ci sono le persone, non c’è il luogo, c’è una immagine che non c’entra con la parziale o mancante memoria.
“Immagine per scopo illustrativo”? Ma cosa state illustrando? L’incapacità di qualcuno di Immaginarsi quello sentito in un racconto? Non è questo, perché la gente è capace di immaginare, tenendo in mente cosa è giusto e cosa improvvisato. Questa immagine non ha niente di questo.
Ma cosa state illustrando? L’incapacità di qualcuno di Immaginarsi quello sentito in un racconto? Non è questo, perché la gente è capace di immaginare, tenendo in mente cosa è giusto e cosa improvvisato.
Tantissime persone non riescono a ricordare certi eventi per ragioni di età, ma non riesco neanche a immaginarli, con la conseguenza di avere la sensazione di incompletezza. Aggiungici coloro che non riescono a ricordare eventi della propria vita a causa di traumi ricevuti. Infine pensa a tutti coloro che soffrono della cosiddetta aphantasia!
Pensa quanto potrebbe essere utile per loro questa sorta di servizio, laddove venga utilizzato con consapevolezza, senso critico e responsabilità
Questa immagine non ha niente di questo.
Mi sembra che l’immagine in questione rappresenti perfettamente il meccanismo con cui viene utilizzata questa tecnica di costruzione arbitraria dei ricordi.
Sono completamente d’accordo. Questo comportamento di MIT Technology Review assolutamente non centra con giornalismo. È pubblicità senza alcun pensiero critico e senza nessuna preoccupazione di una “memoria” (preferiamo dire “ricordi,” come da “ricordare”?) che non è mai esistita.
Continuo a non capire: mi spieghi qual è il motivo della tua acredine nei confronti di questo progetto (interessante anche per le ricadute su persone soggette a demenza o deprivate della propria storia documentale) o (non mi è chiaro) nei confronti del servizio giornalistico di Technology Review?
Prova a giustificare l’immagine in copertina.
“La mia nonna e sua sorella alla finestra della loro casa”? Non ci sono le persone, non c’è il luogo, c’è una immagine che non c’entra con la parziale o mancante memoria.
“Immagine per scopo illustrativo”? Ma cosa state illustrando? L’incapacità di qualcuno di Immaginarsi quello sentito in un racconto? Non è questo, perché la gente è capace di immaginare, tenendo in mente cosa è giusto e cosa improvvisato. Questa immagine non ha niente di questo.
Tantissime persone non riescono a ricordare certi eventi per ragioni di età, ma non riesco neanche a immaginarli, con la conseguenza di avere la sensazione di incompletezza. Aggiungici coloro che non riescono a ricordare eventi della propria vita a causa di traumi ricevuti. Infine pensa a tutti coloro che soffrono della cosiddetta aphantasia! Pensa quanto potrebbe essere utile per loro questa sorta di servizio, laddove venga utilizzato con consapevolezza, senso critico e responsabilità
Mi sembra che l’immagine in questione rappresenti perfettamente il meccanismo con cui viene utilizzata questa tecnica di costruzione arbitraria dei ricordi.